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PIAVE: AN UNCOMFORTABLE LANDSCAPE | 2015
Vivo a Conegliano, un piccolo paese nel nord Italia, dal 2002. È ai margini delle colline e al limite della pianura. Dirigiti a sud ed è tutto piatto fino alla Laguna di Venezia. Dirigiti a nord e le colline e i vigneti ti condurranno fino alle montagne delle Dolomiti. Non è un brutto posto in cui vivere.
A tagliare il territorio, come un ampio squarcio pietroso, è il fiume Piave. Per gli italiani è un fiume che racchiude tanti ricordi, per lo più brutti. Fu teatro delle battaglie finali del fronte italiano durante la Prima Guerra Mondiale, evento che vide le sue acque diventare letteralmente rosse di sangue. Duecentomila morti. Da allora, dicono, cambiò nome da La Piave (femminile) a Il Piave (maschile), a causa dell'orrore che aveva visto non adatto a una dama.
Più recentemente, nel 1963, il fiume è stato nuovamente testimone della morte quando una sezione di montagna è franata nella diga del Vajont, vicino a Longarone, provocando un'enorme ondata, uccidendo 2000 persone.
Per me, uno straniero, il Piave non conservava questi ricordi. Rappresentava più un ostacolo che altro, andare in giro per lavoro o con la mia famiglia, dovendo ogni volta attraversare il fiume su una delle poche strade e vecchi ponti che collegano Conegliano con la Destra Piave verso Treviso. Ero consapevole che è speciale. Tanto per cominciare è ampio. Davvero ampio. E quasi vuoto per gran parte dell'anno finché non si gonfia violentemente in primavera o all'inizio dell'inverno. Per il resto del tempo è solo un letto di pietre. Ogni volta che lo attraversavo su un ponte, davo una rapida occhiata e vedevo questo vasto paesaggio che si estendeva in entrambe le direzioni. Mi ha affascinato. Volevo sapere cosa c'era sotto i ponti e lungo le sue sponde.
Ecco come è iniziato questo progetto. Ho deciso di realizzare una serie di immagini lungo il fiume, concentrandomi sui ponti. Mi interessavano come strutture e il loro rapporto con l'ambiente intorno; a volte confondendosi, a volte distaccandosi. I ponti hanno anche offerto un pretesto per esplorare il paesaggio lungo il fiume. Il Piave è di uno dei fiumi più artificializati d'Europa; le sue acque vengono sfruttate e deviate da una serie di centrali idroelettriche e sistemi di irrigazione. Solo una piccola parte delle sue acque raggiunge effettivamente il mare.
Come paesaggio è difficile. Ha qualcosa di scomodo, un po' inquietante, un po' triste, ma a volte anche bello.
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